Arrivo alla stazione di Firenze e ho mezz’ora per cambiare treno. In valigia il libro “La misura del tempo” di Gianrico Carofiglio, edizioni Einaudi, finito. Mi fiondo alla Feltrinelli per cercare in fretta e furia qualcosa che mi accompagni nell’ultimo tratto. Dopo aver scelto un libro per Tommaso e Alice (mai tornare a casa a mani vuote), mi viene tra le mani l’ultimo libro di Isabel Allende “Lungo petalo di mare” edizione Feltrinelli. Non ho tempo per leggere la quarta di copertina, ma il titolo mi fa subito pensare che la nostra Isabel voglia affrontare il viaggio dei disperati di oggi. Il Petalo di Mare è, per me in quel momento, il Mediterraneo, quel tratto che divide le nostre coste da quelle della Libia e degli altri Paesi da cui si “imbarcano” i disperati di questo secolo.
Niente di tutto ciò, mi sono sbagliato alla grande, almeno in apparenza. Il libro parla di un altro petalo di mare, raccontandoci la storia di una famiglia che attraversa l’Oceano Atlantico per sfuggire dalla repressione franchista in Spagna per ritrovarsi, dopo qualche anno, in mezzo alla dittatura cilena di Pinochet. Parla di esuli e di navi. Parla della Winnipeg, il piroscafo preso a noleggio da Pablo Neruda – uno dei tanti protagonisti di quel tempo che incontriamo nel libro – per portare più di duemila profughi spagnoli in Cile.
Un viaggio incredibile che mi ha permesso di conoscere alcuni aspetti della storia di queste due tragedie del secolo scorso che, purtroppo, a scuola non vengono mai studiate. Due dittature feroci e spietate nate pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e terminate meno di 40 anni fa. Una cosa da brividi.
La Storia ci racconta delle bruttezze cui l’uomo arriva, di come può umiliare il prossimo suo, e di come il resto del Mondo – il Cile e la Spagna sono due piccole Nazioni – non ha volutamente mosso un dito per fermare tiranni e violenze. “La versione ufficiale parlava di un paese ordinato, pacifico, sulla via del benessere“. Così, candidamente, Isabel chiude la vicenda del Cile di Pinochet. Una frase, tredici parole. La versione ufficiale. Quante volte la versione ufficiale è stata la più comoda, quella che ci ha fatto girare lo sguardo altrove.
Ma “Lungo petalo di mare” è soprattutto la Storia di una coppia – Victor e Roser – che resiste ai drammi che vivono, che arrivano a morire vecchi e stanchi, felici e innamorati. Una bella Storia che mi lascia una frase che metto nel mio personale bagaglio: “Rilassati, Victor. Tenere sempre il broncio non serve a niente. Il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è facoltativa.”
Alla fine il libro mi fa comunque pensare ai viaggi dei tanti che scappano da dittature, fame e disperazione ogni giorno e che noi – Occidente – non riusciamo ad accogliere e rispettare. Tra qualche anno leggeremo la storia di altri Victor e Roser e anche se noi ci crederemo assolti saremo lo stesso coinvolti.